17 giugno 2003

Primi approcci.

Questo post è stato iniziato numerose volte domenica, ma a causa di continui contrattempi tecnici (che Dio li benedica), il tutto è finito altrettante volte nell'oblio telematico.
Ora, armato di santa pazienza e Blocco note, provo nuovamente a raccontarvi quello che è accaduto da sabato in poi. Speriamo bene.
La giornata di sabato è iniziata alle 2 del pomeriggio, ora per cui era fissato l'appuntamento con un mio amico di Londra che si è trasferito qui un paio di mesi fa. Lui aveva già vissuto per studio qui un paio di anni fa e, visto che Londra non gli è mai piaciuta troppo, ha deciso di tornarsene a Tokyo. Ora fa l'insegnante d'inglese per questo popolo di ignoranti linguistici e cerca di migliorare il suo già discreto giapponese.
Ci siamo visti a Shibuya, altra zona incasinatissima di Tokyo, ancora più cosmopolita di Shinjuku. L'incrocio principale di Shibuya è molto famoso, spesso mostrato in tv, con enormi schermi video sui palazzi, luci varie e miliardi di persone a tutte le ore del giorno e della notte.
Dato che eravamo tutti a stomaco vuoto, ci siamo messi subito alla ricerca di un luogo dove mangiare. La scelta è caduta su un yakiniku, barbecue coreano la cui particolarità risiede sul fornelletto presente al centro di ogni tavolo dove i clienti cuociono la carne disponibile nei banchi frigo presenti nel ristorante. In pratica, ci si alza, ci si carica di carne, si torna al tavolo e ce la si cuoce. Ah, tra l'altro questo locale aveva anche un'altra peculiarità: prezzo fisso di 950 yen a cranio più bevande, un'ora di tempo per mangiare tutto quello che si voleva. Inutile dire che tutto era più che ottimo e abbondante. Allego foto esplicativa.

Finito di mangiare è cominciato il giro per le vie di Shibuya, con doverosa fermata in un negozio di elettronica e in una sala giochi, dove ho preso calci e pugni a VF4 Evo dai giocatori locali (anche se qualcuna l'ho vinta). Poco prima i miei due compagni (ah sì, c'era pure il collega spagnolo con noi) si sono dilettati con una degli ultimi ritrovati nel campo dei rhythm games: il simulatore di tamburi giapponesi (l'ignoranza mi impedisce di chiamarli col loro nome). Folle e molto divertente all'apparenza.
Esaurita Shibuya, abbiamo camminato un po' e siamo arrivati a Harajuku, zona molto in voga tra i più i giovani e che ricorda molto Camden Town (quartiere di Londra, per chi non lo sapesse). Il bello di Harajuku è che ci sono vari negozi che cercano di tirarsela da occidentali, con commessi di colore e accenti americani falsissimi. Molto molto bello.
Stravolti dal caldo e dalla stanchezza, verso le 8 di sera decidiamo di andare alla ricerca di un bar/ristorante dove rifocillarci. Il mio amico locale decide di portarci da qualche parte (non chiedetemi dove, perché non mi ricordo assolutamente il nome, mi ricordo solo che abbiamo preso la Chuo Line). Giriamo un po' alla ricerca di un posto decente, e alla fine optiamo per un locale dove lui va spesso, più ristorante che bar a dire il vero, ma per noi non faceva molta differenza. Caso vuole che dopo un po' arrivino due ragazze giapponesi piuttosto carine nel tavolo immediatamente dietro il nostro. Il mio amico comincia a farsi coraggio (ergo a caricarsi di alcolici per sciogliere qualsivoglia freno inibitore) e non appena il gruppo di ragazzi che stava in un altro tavolo vicino decide di togliersi dalle balle (sapete com'è, il pubblico ostile lo bloccava un po'...), salta in piedi e attacca bottone con le due tizie. Inizialmente in inglese, ma visto che, ovviamente, le due cretine non capivano una beata fava, passa al giapponese. Al che comincia un comicissimo scambio culturale in un folle mix di giapponese e inglese.
La chiacchiera giappo del mio amico sembra sortire effetto, tanto che finiamo tutti insieme in un karaoke poco lontano (si era fatta mezzanotte nel frattempo). 10000 yen da mezzanotte alle 5, con bevande alcoliche incluse nel prezzo fino alle due. La nottata prosegue tra canzoni pop giappo, canzoni occidentali e verso la fine arriva una favolosa doppietta Y.M.C.A versione originale e versione giappo. Guardate questa foto per capire di che parlo.

Già so che volete sapere: il mio amico che parla giappo qualcosa ha raccattato, io e l'altro no. Ecco...
Ah, le due tipe erano bisessuali, di tanto in tanto si scambiavano tenere effusioni davanti a noi. Bei momenti.
Comunque, ecco una foto per i maniaci là fuori.

La giornata si è conclusa con saluti di rito e un arriverderci... speriamo.
Il resto della domenica è stato passato nel più totale ozio casalingo.

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