30 giugno 2003

TAXI!

Mi sono dimenticato una cosa importantissima!
Giovedì sera, abbiamo preso un taxi per tornare a casa, dato che l'ultimo treno era già partito. Da Shinjuku in teoria è possibile arrivare a Yotsuya in circa mezz'ora a piedi, ma dato che non eravamo sicuri della via da seguire, abbiamo preferito affidarci all'esperienza dei tassisti locali... non l'avessimo mai fatto. Ne fermiamo uno a caso e, meraviglia delle meraviglie, la portiera dell'auto si apre per noi come per magia. E altrettanto magicamente, si richiude una volta saliti a bordo.
Luis aveva con sé un depliant dell'albergo, con tanto di mappa e indirizzo (inutile, come già detto). Glielo mostriamo e gli diciamo chiaramente "Yotsuya". Il tassista parte e intanto controlla con attenzione la mappa... con tanto di lente di ingradimento. Nel frattempo, armeggia con il computer di navigazione (parlante), alla ricerca del luogo dove portarci. E intanto guida... con cautela e circospezione. Il multitasking, questa vituperata disciplina.
La mappa non sembra essere fonte di informazioni utili, tant'è che il tizio continua ad armeggiare con il computer di bordo, che sembra essere inutile quanto la mappa, non che estremamente più costoso... ma questi sono dettagli inutili.
Proseguendo sempre dritti sulla via principale, a un certo punto il tassista si ferma, non molto fiducioso, ma decisamente molto speranzoso, davanti a quello che sembra essere un albergo, non il nostro purtroppo. Ci è toccato soffocargli l'urlo di gioia in gola e informarlo che quello non era il nostro albergo... è stata una scena tristissima.
Al che, preso quasi dalla disperazione, il cocchiere ferma il tassametro e si dedica anima e corpo al computer di bordo, trafficando a più non posso. Io e Luis guardiamo senza molto speranza lo schermo che si anima con segni incomprensibili, mappe in 3D e quelle che sembrano le reti stradali di mezzo mondo. A un certo punto, in mezzo a tutto quel ben di dio psichedelico, io e Luis riconosciamo i kanji di Yotsuya (sì, sappiamo leggere quei due kanji... sorpresi, eh?) e informiamo il nostro autista, forse con un po' troppa veemenza, che quella era la nostra destinazione. Il tassista pronuncia "Just a momento" e continua ad armeggiare col coso, probabilmente cercando di fissare con precisione millimetrica la nostra destinazione... manco dovesse lanciare un cazzo di missile sul bersaglio.
Quando finisce di tocchignare il computer e sembra aver finalmente trovato la nostra destinazione, riparte.
Tempo nemmeno 5 minuti, arriviamo all'albergo. 5 minuti di orologio. Io e Luis eravamo senza parole. Tutto quel casino per un tratto di strada dritto, senza bisogno di svoltare una volta che fosse una, che a dir tanto ci volevano 10 minuti per percorrerlo... a meno che non si sia in compagnia di un tassista mentecatto.
Quanto meno non abbiamo pagato uno sproposito: 1600 yen in due, se non ricordo male.

29 giugno 2003

Ozio totale.

Approfitto di questa giornata di svacco quasi assoluto per aggiornare un po' il blog.
Non c'è molto da raccontare a dire la verità, questi ultimi giorni sono stati piuttosto piatti, forse a causa della mia stanchezza, ma qualcosa da raccontare c'è comunque.
Giovedì sera io e il collega spagnolo, Luis, ci siamo visti con un ragazzo belga con cui abbiamo lavorato in Square Europe, trasferitosi a Tokyo circa nove mesi fa. È di origini italiane: di cognome fa Dicembre e parla italiano discretamente.
Lui è da sempre fissato col Giappone e con tutto ciò che lo riguarda. Così ha deciso di venire qui e di tentare la fortuna. E finora pare che glia stia andando molto bene: studia giapponese, insegna francese, lavora in un bar e di tanto in tanto fa il dj. Ah, è uno stracciafiga da competizione. Sì, anche di più di me. Incredibile, eh?
Ci siamo visti in Shinjuku, sotto una pioggia quasi torrenziale. Ci ha prima portati a cenare in un yakiniku (il barbecue coreano, per chi se lo ricordasse) e poi ci ha portati in uno splendido bar, sempre a Shinjuku. Praticamente impossibile da trovare a meno che non ci si sia già stati o non si venga accompagnati lì, il locale è nascosto in un'area verde di Shinjuku, senza cartelli o insegne di sorta.
Tutto il locale è molto soft, con luci morbide e soffuse e linee architettoniche molto semplici. Appena entriamo, ci togliamo le scarpe come prevedono le buone maniere locali, non che la "politica" del locale . Ci hanno poi accompagnato al tavolo: a dire il vero, più un tavolino rotondo, basso, con attorno il tipico materassino giapponese su cui sedersi. Ma comunque molto comodo.
E poi, arriva lei, la nostra cameriera, una delle ragazze più carine che io abbia mai visto. Ma proprio CA-RI-NA, non ci sono altre parole per descriverla. Ovviamente, l'inglese le è oscuro quanto per me lo è il giapponese... mi sa che dovrò impararlo. David, la nostra guida, ovviamente la conosceva già (aveva già attaccato bottone quando era stato venuto in precedenza) e ci ha scambiato quattro chiacchiere. Nel frattempo io e Luis stavamo a fissarla come due cretini. Quanto rosicavo...
Comunque, serata splendida, tra bicchieri di varie qualità di sake, una più buona dell'altra, e sguardi estasiati alla cameriera (questa foto non le rende per niente giustizia, ve l'assicuro).

Piccola nota folkloristica giapponese.
Oggi ho notato sulla tv giapponese una cosa paragonabile ai Campionati Mondiali di Freccette che vengono trasmessi regolarmente sulla tv inglese: i campionati di tiro con la cerbottana, con l'età media dei partecipanti che si aggirava intorno ai sessant'anni. Paese che vai...

28 giugno 2003

Annunciaziò, annunciaziò!

Il forum del Blog di delu è finalmente aperto! Woohoo!
Dato che qualcuno (sapete chi siete e sì, è tutto merito vostro) mi aveva suggerito di aggiungere un forum... eccolo qui.
Il link lo trovate sulla barra di navigazione sulla destra della pagina. È quanto di più spartano possa esserci... a essere sincero fa anche abbastanza schifo, ma questo passava il convento, quindi bisogna fare di necessità virtù.
Postate numerosi e risentirci.

Ora devo solo capire come infilare il counter e poi il blog sarà quasi perfetto.

P.S. Scusate la penuria di aggiornamenti degli ultimi giorni, ma sono stato abbastanza impegnato al lavoro e non avevo granché voglia di mettermi a scrivere.

25 giugno 2003

Lavori in corso.

Come avrete notato, il blog sta cambiando piano piano aspetto.
Conto di fare varie modifiche, compatibilmente con la mia abilità di codifica in html, linguaggio di cui sono completamente digiuno.
Nei prossimi giorni si dovrebbero vedere i risultati dei miei sforzi... speriamo non vani.

23 giugno 2003

L'ombrello.

I giapponesi hanno un rapporto molto particolare con l'ombrello. È praticamente impossibile vederne uno sprovvisto di tale accessorio in caso di pioggia, mentre in caso di tempo nuvoloso, la maggior parte delle persone ne avrà comunque uno con sé. Il bello è che questi ombrelli non sono i classici ombrellini portatili diffusissimi nel Regno Unito (e così mi sembra di ricordare anche in Italia), ma sono normali ombrelli non "tascabili". Sorprende quindi quanto non trovino fastidioso girare con quel pezzo di legno. E comunque, anche nel caso qualcuno sia senza in caso di pioggia improvvisa, è facilissimo comprarne uno ovunque a un prezzo che non va mai oltre i 1000 yen. Sembra tirare molto il modello trasparente, con quello interamente nero subito dietro.
L'uso dell'ombrello è tra l'altro diffusissimo anche tra i giovani, categoria notoriamente refrattaria all'uso di tale oggetto, anche al venerdì e sabato sera. Per chi arriva da Londra come me, è quasi uno shock vedere un gruppetto di ventenni che stanno andando a divertirsi con in mano i loro ombrelli, abituato come sono agli animali inglesi che girano in jeans e maglietta e le ragazze che girano in minigonna e sandali senza calze anche il 31 dicembre, senza ombrello, quali che siano le condizioni atmosferiche.
Parlando un po' con gli amici di questo fatto, pare che i giapponesi abbiano la fobia delle piogge acide e preferiscano evitare di bagnarsi con l'acqua piovana. Personalmente, penso che abbia anche a che fare con le atomiche sganciate nel corso della seconda guerra mondiale e che abbiano quindi una paura "genetica" per qualsiasi cosa provenga del cielo. Oh, potrebbe essere una cazzata, ma mi sembra una teoria interessante, non che abbastanza plausibile.
Mi riprometto comunque di affrontare questa questione con qualche amico giapponese alla prima occasione utile. Devo ammmettere che la cosa mi incuriosisce molto.

22 giugno 2003

Postilla.

Mi sono dimenticato di raccontare un momento ilare che abbiamo avuto nel negozio dove ho comprato l'iPod.
Lo avevano in esposizione, e ovviamente la lingua impostata era il giapponese. Il collega tedesco ha un iPod (comprato a Londra), ed è possibile selezionare praticamente qualsiasi lingua, italiano e giapponese compresi. Giusto per sicurezza, chiediamo al commesso se nel menu è possibile impostare una lingua che non sia il giapponese (il tutto grazie a Takuya, ovviamente). Il commesso ci informa che l'unica lingua disponibile per l'iPod è il giapponese. Al che, un po' sorpresi, dedicidiamo di indagare e di scoprire per conto nostro se sia vero o meno.
Con l'aiuto del sempre disponibilissimo Takuya, troviamo il menu delle impostazioni e impostiamo la lingua in inglese. Al che, per prenderci una piccola rivincita sul commesso mentecatto, impostiamo la lingua dei menu dell'iPod in finlandese, e poi ce ne andiamo con un sorrisino ebete stampato in faccia.
Chissà se quando gli chiederanno di nuovo a proposito della lingua, risponderà: "No, è solo in finlandese"...

Shopping e cultura.

Ieri è stata una giornata campale. Da solo, con le mie sole forze, ho innalzato il PIL giapponese di mezzo punto percentuale. E tutto grazie alla mole di acquisti che ho effettuato in poche ore ad Akihabara.
Akihabara è soprannominata "The Electric Town", data l'enorme quantità di negozi, negozietti, bancarerelle specializzate nella vendita di tutto ciò che ha a che fare con la tecnologia, dai pc, ai transistor, passando per cd, dvd, videogiochi ed elettrodomestici. La cosa folle di Akihabara è la lotta sui prezzi che i negozi instaurano, cambiando i prezzi più volte nel corso della stessa giornata pur di non perdere clienti. C'è addirittura un sito dedicato ai prezzi di Akihabara, che viene aggiornata ogni dieci minuti circa... e non riesce comunque a stare dietro a tutti i cambiamenti.
Molto caratteristica una piccola parte di Akihabara, immutata da circa 50 anni: una specie di mercatino coperto dove si trovano una miriade di minibancarelle che vendono qualsiasi pezzo elettrico elettronico vi possa venire in mente. E quando dico qualsiasi, voglio dire QUALSIASI.
Da notare la quasi totale assenza di individui di sesso femminile nell'area e la forte presenza di geeks di tutti i tipi.
Comunque, i miei acquisti includono, in ordine sparso:
- iPod da 30 giga, pagato qualcosa come 100 sterline in meno rispetto al prezzo inglese;
- le colonne sonore di Legend of Mana e Metroid Prime/Fusion e un CD raccolta di pezzi tratti dalle serie e dai film di Lupin III;
- Soul Calibur II e Ikaruga per GameCube usati, e VF4 Evo nuovo per PS2;
- due mouse pad (uno di Doraemon bellino bellino), un adattore universale per le spine elettriche e un sacchetto in tessuto superfico per portare la macchina fotografica.
Il tutto penso mi sia costato intorno ai 90000 yen... ma non ne sono sicuro, non ho tenuto il conto.

Eccovi un paio di foto esplicative.

Una visione generale di Akihabara e un'occhiata a una delle bellezze locali.

Dopo aver girato per Akihabara, ci siamo trasferiti ad Asakusa (che si legge Asaksa). Andare ad Asakusa dà veramente l'impressione di essere arrivati nel Giappone del passato: meno casino, meno luci, più silenzio e gente normale. In pratica siamo passati da un estremo all'altro: prima Akihabara e poi Asakusa. Il grosso tempio locale poi è davvero bello da vedere, e invita al rispetto per la cultura locale. Ad Asakusa si trovano cose non comuni nel resto del città, come i classici zoccoli di legno giapponesi (chiamati mate, se non sbaglio) che abbiamo sempre visto negli anime, dolci e piatti particolari e donne in kimono. Davvero molto bella, mi ha fatto un'ottima impressione.
Questo è un negozio di dolci sulla via principale di Asakusa.
Questo invece è il bellissimo tempio locale.

Abbiamo anche cenato ad Asakusa, in un bellissimo ristorantino frequentato da famiglie con figli, nipoti e parentame vario. Lì gli sguardi incuriositi dei locali si sono sprecati, forse anche a causa dell'abilità nell'uso delle bacchette che abbiamo sfoggiato. Il menu offriva tutta una serie di piatti tipici giapponesi non comunissimi nemmeno nello stesso Giappone (lo so, sono un coglione, non mi ricordo nessun nome, chiedo venia...). Persino la nostra guida, il buon Takuya di cui vi ho già parlato, è rimasto piacevolmente sorpreso dalla qualità della cena. Il piatto principale era la versione giapponese della paella, servita in un tipico contenitore metallico contenuto a suo a volta in una specie di scatola di legno... sì, lo so, perché non ho fatto una foto?! Comunque, ho scoperto come si chiama: Kamameshi. Noi abbiamo preso il Tokujo, quello deluxe in pratica.
Comunque era favoloso, vi assicuro.

Finita la cena, siamo andati a Shibuya per continuare a bere e chiacchierare. Il tutto fino a circa mezzanotte, ora verso la quale siamo andati a prendere il treno. E in quel momento ho anche scoperto il vero concetto di treno strapieno: salite sulla Yamanote Line il venerdì o sabato sera tra Shibuya e Shinjuku e ve ne renderete conto anche voi. Un massacro, molto educato e giapponese, ma sempre di massacro si tratta. Fa folklore anche questo però.

Ah, ultima cosa, eccovi una foto "rubata" a due donzelle locali... vi assicuro che loro sanno che ho fatto loro questa foto... giurin giuretto.

20 giugno 2003

Post a metà.

L'umidità continua a imperversare, si suda a profusione e si smadonna in quantità. A parte questo, il resto procede a meraviglia.
L'effetto "giocattolo nuovo" sembra perdurare, quindi Tokyo continua a piacermi un sacco. Sarà che è caotica e piena di gente, sarà che m'innamoro ogni 5 secondi di una gnocchetta locale, sarà che si mangia da dio, fatto sta che mi sto innamorando della città, forse anche più di Londra se possibile.
Ieri sera mi sono visto con un ex collega giapponese di Square Europe che ora lavora in Capcom qui in Giappone. Gentilissimo come al solito, mi ha prima portato in un ristorantino a Shibuya dove abbiamo mangiato sushi (superfluo sottolineare quanto fosse buono). Tra le tante cose di cui si è parlato, mi ha un po' spiegato come si consuma il sushi, i vari tipi di pesce e conseguenza sushi disponibili in Giappone e vari fatti che ora non ricordo.
Finito di mangiare, ci siamo trasferiti in un tipico locale dove i giapponesi di solito vanno dopo cena e prima di andare a ballare/al karaoke. Lì, oltre a notare le cameriere estremamente carine, il buon Takuya mi ha fatto provare varie bevande alcoliche tipiche giapponesi, tutte ottime. L'ultima in particolare ricordava vagamente la nostra grappa, ma con una gradazione alcolica molto minore (intorno ai 20°). Di tanto in tanto Takuaya ordinava dei fattarielli da sgranocchiare davvero stuzzicanti.

Ci sarebbe un sacco da raccontare sulla chiacchiera, sul Giappone e così via, ma stasera sono davvero troppo stanco.
Giuro che aggiornerò quanto prima.

Domani si va, sempre con Takuya, a Akihabara, area elettronica di Tokyo, e poi Asakusa, area tipicamente giapponese con famosi templi e cose del genere. Che lo shopping abbia inizio!

Alla prossima.

18 giugno 2003

Varie ed eventuali.

Già che sono in vena, vi racconto qualche altro fatto sparso.
In Square lavora un ragazzo giapponese... no, aspettate. È giapponese d'aspetto, ma per il resto è italiano nel midollo: è nato e cresciuto a Roma. Ha quindi un forte accento romano... e si trova più a suo agio a parlare in italiano che non in giapponese. Carino 'sto fatto. Ha lavorato per un bel po' a Dynamic Italia come (pensate un po') traduttore di anime e manga. Nel frattempo si è laureato in Filosofia all'Università di Roma. Quando poi la sua ragazza (giappo) ha deciso di tornare a Tokyo, visto che lui si era scocciato di stare in Dynamic e in Italia non riusciva a trovare nient'altro, si è trasferito con lei qui a Tokyo. Dopo aver lavorato per un po' nell'ufficio Dynamic locale, è riuscito a farsi assumere in Square Enix. Ragazzo molto simpatico, e il fatto che parli italiano perfettamente aggiunge un non so che al tutto :)

Se non vado al ristorante, e in settimana accade molto di rado, la questione cena viene di solito risolta con un passaggio a uno dei tanti combinì che si trovano sparsi un po' ovunque qui a Tokyo. Combinì è l'abbreviazione giappo di Convenience Store (la b salta fuori dal fatto che i giapponesi non sanno leggere la v). Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, qui a Tokyo sembrano non esistere grossi supermercati. La spesa viene effettuata in questi minimarket forniti con un po' di tutto (giornali, cibo preinscatolato, sushi e sashimi fresco, articoli vari per la casa, cartoleria... il tutto dipendentemente dalle dimensioni del negozio). Quindi in pratica, mentre si va a casa, ci si infila in un combinì, si prendono un paio di cose e poi le si mangia a casa. Ieri sera mi sono preso un po' di potato salad, uno dei quei famosi triangoli di riso che si vedono sempre negli anime e tre ravioli aperti ripieni di qualcosa che sembrava salsa d'uovo cotto, carotine e gamberetti... una meraviglia. Il tutto per... boh, 700 yen mi sembra. Un po' tanto forse, ma la potato salad era effettivamente un po' troppa, quindi me la sarei potuta cavare con meno.
Stasera invece è stata la volta di tristissimi cup noodles (gli spaghetti istantanei)... niente di che, e ho ancora fame. Mal che vada vado al combinì qui sotto aperto 24 ore su 24 e mi prendo qualcosa di buono... tipo sushi e sashimi in offerta vista l'ora tarda. Mmm...

Ah, è ufficiale. La connessione che ho qui in albergo è una chiavica. L'unica cosa che sembra funzionare decentemente è Trillian (ah, su ICQ mi trovate al 137188938). Il resto va di merda che peggio non potrebbe. Il tutto fino a circa mezzanotte, ora in cui sembra che la Tokyo telematica vada a dormire, liberando banda.

Per ora a tutto. Se mi viene in mente qualche altro fatto, non mancherò di rendervene partecipi.
Cia'!

17 giugno 2003

Solo per la mia fan segreta.

Questa è Shibuya, fotografata sabato pomeriggio.

Questa invece è Takeshita Street a Harajuku, qualche ora più tardi... bel nome per una strada, eh?
Ed eccone un'altra.

Al lavoro!

Lunedì mattina ho iniziato a lavorare per davvero. Si inizia prima delle 11 del mattino e si continua a oltranza, di solito fino alle 8 di sera o giù di lì. Non c'è molto da raccontare a dire il vero, ma ci sono alcuni fatti interessanti: il palazzo dove si trova l'ufficio è dotato di alcune stanze relax, dove è possibile andare a rilassarsi. Queste stanze sono dotate di macchinette distributrici di bevande e cibarie varie, forni a microonde, tavolini e divanetti vari dove non è difficile trovare qualcuno che schiaccia un pisolino e fantastiche poltrone massaggiatrici, giusto di fronte alle finestre da cui si gode un notevole panorama (lavoro al 17° piano). Purtroppo non ha ancora avuto il coraggio di provare le poltrone (causa barriera linguistica), ma mi sono ripromesso di farlo quanto prima. Seguirà relazione dettagliata.
Ho notato che Tokyo non ha vere e proprie ore di punte: a seconda dei momenti, i treni possono esseri vuoti così come strapieni. Stasera sulla via di casa è stato un discreto massacro, con gente che si buttava e faceva leva con le porte pur di riuscire a infilarsi nel treno. Quello che non pesa è che comunque il tutto è fatto con stile ed educazione, e che soprattutto i treni sono tutti dotati di aria condizionata, quindi viaggiare su un treno pieno pesa meno di quanto ci si potrebbe aspettare.
Ora basta scrivere, che sono stanco.
Alla prossima.

Primi approcci.

Questo post è stato iniziato numerose volte domenica, ma a causa di continui contrattempi tecnici (che Dio li benedica), il tutto è finito altrettante volte nell'oblio telematico.
Ora, armato di santa pazienza e Blocco note, provo nuovamente a raccontarvi quello che è accaduto da sabato in poi. Speriamo bene.
La giornata di sabato è iniziata alle 2 del pomeriggio, ora per cui era fissato l'appuntamento con un mio amico di Londra che si è trasferito qui un paio di mesi fa. Lui aveva già vissuto per studio qui un paio di anni fa e, visto che Londra non gli è mai piaciuta troppo, ha deciso di tornarsene a Tokyo. Ora fa l'insegnante d'inglese per questo popolo di ignoranti linguistici e cerca di migliorare il suo già discreto giapponese.
Ci siamo visti a Shibuya, altra zona incasinatissima di Tokyo, ancora più cosmopolita di Shinjuku. L'incrocio principale di Shibuya è molto famoso, spesso mostrato in tv, con enormi schermi video sui palazzi, luci varie e miliardi di persone a tutte le ore del giorno e della notte.
Dato che eravamo tutti a stomaco vuoto, ci siamo messi subito alla ricerca di un luogo dove mangiare. La scelta è caduta su un yakiniku, barbecue coreano la cui particolarità risiede sul fornelletto presente al centro di ogni tavolo dove i clienti cuociono la carne disponibile nei banchi frigo presenti nel ristorante. In pratica, ci si alza, ci si carica di carne, si torna al tavolo e ce la si cuoce. Ah, tra l'altro questo locale aveva anche un'altra peculiarità: prezzo fisso di 950 yen a cranio più bevande, un'ora di tempo per mangiare tutto quello che si voleva. Inutile dire che tutto era più che ottimo e abbondante. Allego foto esplicativa.

Finito di mangiare è cominciato il giro per le vie di Shibuya, con doverosa fermata in un negozio di elettronica e in una sala giochi, dove ho preso calci e pugni a VF4 Evo dai giocatori locali (anche se qualcuna l'ho vinta). Poco prima i miei due compagni (ah sì, c'era pure il collega spagnolo con noi) si sono dilettati con una degli ultimi ritrovati nel campo dei rhythm games: il simulatore di tamburi giapponesi (l'ignoranza mi impedisce di chiamarli col loro nome). Folle e molto divertente all'apparenza.
Esaurita Shibuya, abbiamo camminato un po' e siamo arrivati a Harajuku, zona molto in voga tra i più i giovani e che ricorda molto Camden Town (quartiere di Londra, per chi non lo sapesse). Il bello di Harajuku è che ci sono vari negozi che cercano di tirarsela da occidentali, con commessi di colore e accenti americani falsissimi. Molto molto bello.
Stravolti dal caldo e dalla stanchezza, verso le 8 di sera decidiamo di andare alla ricerca di un bar/ristorante dove rifocillarci. Il mio amico locale decide di portarci da qualche parte (non chiedetemi dove, perché non mi ricordo assolutamente il nome, mi ricordo solo che abbiamo preso la Chuo Line). Giriamo un po' alla ricerca di un posto decente, e alla fine optiamo per un locale dove lui va spesso, più ristorante che bar a dire il vero, ma per noi non faceva molta differenza. Caso vuole che dopo un po' arrivino due ragazze giapponesi piuttosto carine nel tavolo immediatamente dietro il nostro. Il mio amico comincia a farsi coraggio (ergo a caricarsi di alcolici per sciogliere qualsivoglia freno inibitore) e non appena il gruppo di ragazzi che stava in un altro tavolo vicino decide di togliersi dalle balle (sapete com'è, il pubblico ostile lo bloccava un po'...), salta in piedi e attacca bottone con le due tizie. Inizialmente in inglese, ma visto che, ovviamente, le due cretine non capivano una beata fava, passa al giapponese. Al che comincia un comicissimo scambio culturale in un folle mix di giapponese e inglese.
La chiacchiera giappo del mio amico sembra sortire effetto, tanto che finiamo tutti insieme in un karaoke poco lontano (si era fatta mezzanotte nel frattempo). 10000 yen da mezzanotte alle 5, con bevande alcoliche incluse nel prezzo fino alle due. La nottata prosegue tra canzoni pop giappo, canzoni occidentali e verso la fine arriva una favolosa doppietta Y.M.C.A versione originale e versione giappo. Guardate questa foto per capire di che parlo.

Già so che volete sapere: il mio amico che parla giappo qualcosa ha raccattato, io e l'altro no. Ecco...
Ah, le due tipe erano bisessuali, di tanto in tanto si scambiavano tenere effusioni davanti a noi. Bei momenti.
Comunque, ecco una foto per i maniaci là fuori.

La giornata si è conclusa con saluti di rito e un arriverderci... speriamo.
Il resto della domenica è stato passato nel più totale ozio casalingo.

13 giugno 2003

Madonna che caldo.

Direi che questo è sicuramente l'evento della giornata. Il primo incontro/scontro con il tipico clima estivo di Tokyo è stato devastante: non tanto per il caldo in sé (un termometro a Shinjuku segnava 24°... ed erano circa le 22:30), ma piuttosto per l'alto tasso di umidità, a causa del quale sembrava di essere intorno ai 30°.
Ma andiamo con ordine.
La giornata è iniziata dopo un'ottima dormita di più di dieci ore che mi ha rigenerato completamente... il che è solo ottimo.
Poi siamo andati a mangiare nel ristorantino sotto casa. Io ho preso un fatto composto da un'ottima zuppa con udon (grossi spaghetti di grano) e vegetali e del riso con fette di salmone e un condimento che sembrava composto da fette di peperoncino e... saliva. Sì, saliva. Senza gusto, ma l'aspetto e la consistenza era quella. Il salmone però era ottimo.
Finito di mangiare, si è andati a fare un po' spesa, soprattutto per prendere il detersivo per la lavatrice (tremo al solo pensiero... è tutta in giapponese pure quella) e altre cazzatine di generale utilità casalinga.
Sulla via di ritorno all'albergo, breve sosta in una piccola sala giochi dove ho massacrato il collega tedesco a Virtua Fighter 4 Evolution. Tre vittorie a zero per me. Piglia, incarta e porta a casa, crucco maledetto.
Dopo una breve fase di rilassamento in camera, nel primo pomeriggio siamo andati in ufficio per la prima riunione ufficiale. Non vi annoio con i miei fatti lavorativi, vi racconterò solo le cose interessanti. La tipa che fa parte dello staff amministrativo era davvero davvero carina, peccato non spiccichi una parola che non sia in giapponese. La vice-responsabile del progetto che ho già nominato invece somiglia a Lucy Liu. Tale e quale. Giuro.
Dopo aver lavorato un po' e aver finalmente messo le mani sul risultato delle mie fatiche (il gioco integrato con i miei testi) e conseguente emozione, ci hanno portato a cena fuori a Shinjuku. Shinjuku è una incasinatissima zona di Tokyo, piena di luci al neon, gente, locali, ristoranti, negozietti di tutti i tipi e quant'altro vi possa venire in mente. È davvero impressionante, anche per chi come me arriva da Londra.
I colleghi ci hanno portato in un ristorantino davvero molto carino e molto giapponese. Ho scoperto che qui i ristoranti giapponesi sono specializzati, e non generalisti come a Londra. In pratica, i ristoranti qui sono specializzati in sushi e sashimi, tempura, soba, noodles, e così via. Certo, capire cos'è cosa sarà un'impresa per noi... Comunque, tutto più che ottimo come al solito, e in abbondanti porzioni. Ciliegina sulla torta: cena offerta dal capo.
Dopo cena è stata la volta di un giro turistico per la caotica Shinjuku. Cosmopolitamente bellissima, non c'è altro da aggiungere direi.
Questo è tutto per oggi. Ora mi rilasso e mi rinfresco il culo sotto il getto di aria condizionata.
Alla prossima.

Ah, allego foto del ristorante, merita.

Dettagli.

Ho appena finito di farmi la doccia e ho notato, con malcelata ammirazione, che la parte dello specchio che si trova davanti al lavandino non si appanna mai, nemmeno dopo ore di doccia! Questi giapponesi ne sanno veramente a pacchi.

Ah, ieri sera alla fine non siamo usciti. Eravamo tutti stravolti dal sonno. Io personalmente ero già in branda intorno alle 22:30. Mi sono risvegliato stamattina dopo poco più di dieci ore di sonno, fresco e riposato come una rosa. Mi ci voleva proprio.

12 giugno 2003

Raccontiamo un po' di fatti.

Siamo quasi alla fine del secondo giorno qui a Tokyo, e direi che è doveroso un racconto di quello che è accaduto finora.
Cominciamo dall'inizio.
Per chi non lo sapesse, sono qui perché ho deciso di prendere al volo l'occasione di tradurre un gioco Square, dall'inglese all'italiano. Negli ultimi due mesi, da aprile in poi, ho lavorato da casa e tradotto tutto il gioco. Ora che la traduzione è finita, Square ha fatto venire me e gli altri traduttori qui a Tokyo per seguire da vicino la fase di test del gioco, fase che si concluderà a fine luglio. Quindi, se tutto andrà come previsto, rimarrò in Giappone fino alla fine di luglio.
Sono partito da Londra martedì e sono arrivato qui ieri pomeriggio. Il volo è andato come meglio non poteva andare, una meraviglia.
Il bello è iniziato una volta arrivati a Tokyo. Dall'aeroporto Narita di Tokyo abbiamo (io e i traduttori tedesco e spagnolo, partiti entrambi da Londra con me) preso il Narita Express per raggiungere la città. Ci abbiamo messo un po' a capire quale treno dovessimo prendere, ma alla fine siamo saliti su quello giusto e abbiamo raggiunto Shinjuku, in pieno centro.
Da lì, abbiamo preso preso un treno urbano che ci ha portati a Yotsuya (che significa Quattro Valli), area dove si trova il nostro albergo. E lì sono stati dolori. I giapponesi, mannaggia a loro, non usano nomi per identificare le vie. Gli indirizzi sono in pratica serie di numeri che identificano il quartiere dove si trova il palazzo, il numero del palazzo, e l'eventuale interno. Capire quindi dove cazzo fosse l'albergo è stata un'impresa. Fortunatamente in quel momento sono passate due signore canadesi che ci hanno guidato alla stazione di polizia vicino alla stazione dove ci hanno fornito le indicazioni necessarie.
L'albergo è più che altro una serie di miniappartamenti, ognuno autonomo con tutti i comfort del caso (anche angolo cottura e lavatrice). Ah, connessione a internet a banda larghissima gratuita, che male non fa.
Ieri sera non abbiamo fatto molto, giusto girato un po' qui attorno per vedere che c'è (non molto, a dire il vero) e poi ci siamo infilati in un ristorantino dove abbiamo preso un po' di tempura, del riso e una miso soup che era la fine del mondo. Poi nanna... anzi, letto, visto che di nanna non se n'è fatta molta a causa del jetlag.
Oggi invece siamo passati in ufficio (gli uffici Square Enix si trovano nell'Arco Tower a Meguro). Incredibilmente, siamo arrivati senza problemi e senza perderci nemmeno una volta, grazie anche alle perfette indicazioni dateci dalla (carina) vice-responsabile del progetto.
Il fatto ufficio è stato folle, con tutto il reparto di Localizzazione che veniva a turno a trovarci per parlare con noi e salutarci. Davvero molto simpatici... e con numerosi elementi di sesso femminile degni di nota. L'ufficio vero e proprio è una serie di "cubicles" (come si dice in italiano?) con zero contatti con i vicini... un po' triste.
Siamo poi andati in un ristorante simil americano vicino all'ufficio e lì ho notato, a parte le cameriere estremamente carine, che quando un cliente arriva o se ne va, tutto lo staff urla per salutare/ringraziare... bellissimo! Sarebbe da registrarlo.
Ora sono a casina, mentre recupero energie per poi forse uscire più tardi.
Forse, eh...

Meraviglie tecnologiche.

Questo è un dettaglio della coppa del cesso della mia camera.
Sono estasiato.

Eccoci.

Questo blog è nato per raccontare e condividire con tutti gli interessati la mia vita giapponese... e magari altro in futuro. Spero che la Brughiera non prenda il sopravvento in futuro, impedendomi così di aggiornare il blog con regolarità.
Questo blog è sicuramente un'espressione di leggera vanità da parte mia, ma è anche e soprattutto un modo per tenere i contatti con il resto del mondo amico che sembra essere più lontano a causa delle differenze d'orario.

Ora basta, che il jetlag si sta facendo sentire più del previsto, e non mi sento particolarmente loquace in questo momento.
Seguiranno, si spera, vari aggiornamenti in futuro.
Per ora, matane e baci a tutti e alle di voi sorelle.
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