Di film di guerra se ne sono visti in abbondanza, fin troppi direbbe qualcuno, ma è naturale se si considera come la guerra sia un elemento costante della vita dell'uomo dalla notte dei tempi. Praticamente ogni guerra del secolo scorso ha avuto film ed eroi cinematografici e The Hurt Locker di Kathryn Bigelow è probabilmente il primo grande film sulla recente guerra in Iraq, quella della "lotta al terrore", delle "armi di distruzione di massa" e altre fesserie che la propaganda di Rumsfeld e compagnia ci hanno rifilato nel corso degli anni, ma sto divagando.
A voler essere precisi, The Hurt Locker è forse più un film di soldati che di guerra, un film che racconta del rapporto quasi perverso che gli uomini in uniforme hanno con il pericolo, combattuti tra l'istinto di autopreservazione e il richiamo irresistibile del brivido del rischio e delle scariche di adrenalina che ne conseguono.
Questa situazione è raccontata attraverso le vicende di tre soldati che fanno parte della squadra di élite addetta al disinnesco di ordigni e bombe sparse per le strade della Baghdad del 2004. Il leader della squadra, interpretato da Jeremy Lenner, porta agli estremi questa ricerca continua del rischio, che per alcuni potrebbe essere eroismo mentre per altri è pura e semplice incoscienza. I suoi due commilitoni si trovano a dover fare i conti con la consapevolezza che il suo comportamento li porta a rischiare la vita in ogni singola occasione, ma anche con il fascino irresistibile del vivere ai limiti.
The Hurt Locker è un film intenso e bellissimo, che cattura dall'inizio alla fine, con un ritmo cadenzato che regala momenti indimenticabili di alta tensione ed emozione. È anche un film ambiguo nella sua rappresentazione della guerra, un film che sembra rappresentare i ribelli iracheni come i "cattivi", ma che lascia anche i soldati americani in chiaroscuro, eroi con molte macchie e molte paure, desiderosi di abbandonare quella vita così rischiosa, ma al contempo incapaci di farne a meno.
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