7 luglio 2003

Il weekend - Venerdì.

È passato, in fretta, fin troppo.
È stato un ottimo weekend, non riposante, ma decisamente vario e divertente.
Venerdì sera, io, Luis e il collega francese siamo prima andati a mangiare in una specie di diner americano a Shibuya, consigliato da Jacques perché sul menu ci sono le foto che facilitano la comprensione e la conseguente ordinazione per i poveri gaijin come noi. Il posto è abbastanza anonimo, ma si mangia discretamente bene e i prezzi sono buoni.
Quando siamo arrivati al locale, abbiamo dovuto aspettare per una decina di minuti che si liberasse un tavolo. Tralasciando il momento in cui Jacques ha scritto Ale-san in katakana sul libro delle prenotazioni (meno male che c'era lui), il fatto interessante del ristorante era costituita dalla presenza di una coppia che aspettava un tavolo insieme a noi. Beh, i due (ragazzo e ragazza, normalissimi) non si sono detti UNA parola per tutto il tempo che abbiamo passato al ristorante (li abbiamo tenuti sott'occhio anche durante la cena). Presupponendo che questi due stessero insieme, il fatto che non avessero ASSOLUTAMENTE niente da dirsi, nemmeno insulti, era di una tristezza a tratti imbarazzante. A un certo punto, lei ha addirittura iniziato a farsi capelli con un arricciacapelli... in un ristorante, in compagnia del suo ragazzo!
Jacques comunque ci ha detto che scene del genere sono abbastanza comuni in Giappone. I giovani si divertono e stanno veramente a loro agio più con i loro amici, dello stesso sesso, che non con i partner. Il fatto dell'essere in coppia è quasi una cosa imposta dalla società che non vede di buon occhio ragazzi che a 25 anni sono single. Non so se credere a questa teoria, ma vedendo quella coppia di ragazzi sembrava tutto tristemente vero.
Finito di cenare, abbiamo raggiunto David nel bar di Shibuya dove lavora... bar gay. Piccolissimo, con un arredamento decisamente sopra le righe, vagamente liberty, il locale era stranamente vuoto. Siamo rimasti lì un paio d'ore, chiacchierando amabilmente del più e del meno e bevendo cocktail preparati dal buon David, che abbondava generosamente con le parti alcooliche. Da notare che David fa finta (almeno così dice lui...) di essere ricchione in modo da attirare clienti e essere meglio voluto dal padrone. Una puttana, insomma. Cosa non si fa per campare...
Mentre eravamo lì, è arrivato un gruppo di ragazzi, tre ragazze e due ragazzi, amici del padrone/gestore del locale. Hanno passato praticamente tutto il tempo a mostrarsi l'un l'altra i rispettivi cellulari e a confrontarli. Foto, suonerie, email, giochi, sarcazzi vari. Ma al fatto cellulare in Giappone dedicherò un post a parte in seguito, merita.
Verso le tre di notte, abbiamo salutato il gestore del locale, felicissimo di averci conosciuto, e ce ne siamo andati, in compagnia di David. Jacques decide di andare a casa, mentre noi tre raggiungiamo degli amici di David che si trovavano in un bar poco lontano.
Gli amici di David sono un po' di tutte le nazionalità: due francesi/giapponesi, due giapponesi, un americano, un'australiana, una brasiliana topa come non mai... e mi sembra basta. Lì abbiamo continuato a bere e mangiare fino a quasi le 5, ora in cui abbiamo deciso che era meglio levare le tende e lasciare i poveri cristi alla pulitura e chiusura del locale.
Dopo i saluti di rito, io, Luis, David e i due nippofrancesi siamo andati alla stazione di Shibuya, non prima di esserci fermati al tipico fast/junk food locale. Ci si siede al banco, e subito si riceve una tazza di tè verde freddo. Si riceve poi una ciotola con un uovo crudo, da sbattere e a cui aggiungere salsa di soia e, volendo, del peperoncino in polvere. Arriva poi il piatto vero e proprio: una ciotola di riso cotto al vapore, guarnito con strisce di carne di maiale cotte non si sa bene come in un'enorme pentola (penso siano fritte), a cui si aggiunge il già menzionato uovo per poi mescolare il tutto. Una delizia... :)
Finito di mangiare (il vero giappo consuma il tutto in meno di 5 minuti), ce ne siamo andati a casa, raggiungendo l'albergo all'alba delle 6.
Il sabato ve lo racconto un'altra volta, ora ho sonno.
Baci baci.

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