23 luglio 2003

Gheishe.

Ah, ho dimenticato un fatto interessante accaduto sabato a Kyoto.
Poco prima di raggiungere il locale degli amici di Hana, siamo andati in un beer garden, in pratica un giardino dove si beve birra, niente di particolare in sé. La peculiarità di questo locale risiedeva nelle gheishe che si aggiravano per i tavoli e che di tanto in tanto si siedevano per scambiare quattro chiacchiere con i clienti, tutte vestite con il tipico kimono.
Al nostro tavolo si è seduta una cosiddetta maiko-san (non sono sicuro se scriva così o meno), una ragazza che sta ancora studiando per diventare una gheisha vera e propria. Grazie alla traduzione di Hana, abbiamo scoperto che la nostra compagnia aveva 17 (diciassette!!!) anni e che era arrivata a Kyoto da circa un mese, solo per diventare una gheisha. Decise di diventare una gheisha a 12 anni, quando, durante una gita scolastica, vide un gruppo di gheishe. Da quel momento in poi, il suo unico pensiero fu quello di realizzare il suo sogno.
Devo essere sincero: non sono riuscito a capire perché una ragazzina di 17 anni abbia deciso di mollare famiglia, scuola e amici per diventare... boh, una prostituta di compagnia. Sarà anche profondamente radicato nella cultura e nella tradizione giapponese, ma il fatto di avere lì con noi questa ragazzina che, per quanto fosse una piacevole compagnia, era lì in quanto impostole dal suo ruolo, mi metteva un po’ a disagio. E anche nel caso fosse stata con noi perché le piaceva davvero... perché le piaceva? Cosa c’è di bello nel fare la gheisha, nell’essere una dama di compagnia il cui unico scopo è quello di soddisfare i desideri altrui, con buona pace per i propri?
Tutta la situazione mi ha lasciato alquanto stranito, mi sembrava troppo irreale e artefatta per riuscire a coglierne e godere del tradizionalità e della particolarità di una cosa così insolita. Non mi è nemmeno venuta voglia di farle una foto, tanto era forte questa sensazione.

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