14 agosto 2010

Gomorra

Il film, non l'omonimo libro di Saviano da cui è, ovviamente, tratto questo lungometraggio diretto da Matteo Garrone e che non ho ancora letto.

Gomorra narra cinque storie di persone che hanno a che fare a vario titolo con la camorra. Persone che non sono necessariamente delinquenti, ma che loro malgrado si ritrovano coinvolti con la camorra anche quando la loro vita sembrerebbe non aver nessun punto di contatto con la malavita. Racconta anche del mondo in cui vivono con uno stile molto simile a quello di un asettico documentario. Anche se la posizione di Garrone può essere facilmente intuita, il film non emette giudizi sui personaggi e sulle loro vicende, ma si limita a mostrarceli nella maniera più neutra e cruda possibile e senza filtri di sorta.
È soprattutto per questo che l'impatto emotivo e visivo di Gomorra è così forte. Le immagini dello spaccio a cielo aperto di Scampia sono davvero impressionanti, così come lo sono le "avventure" di Ciro e Marco, due ragazzini cresciuti nel mito di Scarface e convinti che la vita del malavitoso sia fatta solo di droga e belle donne.

È difficile rimanere indifferenti di fronte a Gomorra. Non tanto perché riveli qualcosa di ignoto e mai sentito prima, quanto piuttosto per il fatto che il mondo che racconta riesce ad andare oltre quello che si può immaginare dall'esterno. Viene naturale pensare che è impossibile che le cose stiano davvero così, che uomini, donne, ragazzi non finiscano morti ammazzati come se niente fosse, ma il messaggio di Gomorra è proprio questo, senza retorica né paternalismo.

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