Il lavoro d'esordio dell'inglese Steve McQueen è un film difficile, sia per il tema che tratta che per come lo affronta.
Ambientato nel 1981 nella prigione di Long Kesh in Irlanda del Nord, narra dello sciopero "no wash" e del successivo sciopero della fame attuato dai membri dell'IRA detenuti nel carcere al fine di ottenere lo stato di prigionieri politici dal governo britannico, e che portò alla morte di Bobby Sands dopo 66 giorni di agonia.
Fin dai primi istanti, è chiaro che McQueen non abbia intenzione di indorare la pillola, e i pochi dialoghi sono accompagnati da scene crude che comunicano con impietoso realismo le condizioni in cui vivevano i carcerati. La parte centrale del film è uno splendido e intenso dialogo tra Bobby Sands e un reverendo che fa da preludio all'agonia dello sciopero della fame, un'agonia trasmessa e rappresentata con crudo realismo.
Come detto Hunger è un bellissimo film impegnativo, brutale, che non scende a compromessi e che mette su schermo senza filtri un pezzo di storia recente, ma lo fa con grande talento e coinvolgimento emotivo. E riesce nel non facile intento di spiegare il comportamento e il sacrificio di un uomo per la causa in cui ha sempre creduto, senza emettere giudizi né sentenze.
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