Il film d'esordio dello stilista reinventatosi regista Tom Ford è uno di quelli che esci dal cinema e non sai bene cosa pensare.
Basato sul romanzo omonimo scritto da Christopher Isherwood, A Single Man narra della solitudine di un uomo omosessuale nell'America degli inizi degli anni '60 che rimane solo dopo la morte del compagno in un incidente stradale.
Da un lato sono rimasto affascinato dal gusto e l'attenzione quasi maniacale per il dettaglio in tutte le sue forme, sottolineati con forse troppa insistenza dai frequenti primissimi piani, e dall'atmosfera sensuale che pervade tutto il film. Dall'altra però ho avuto anche la non sempre piacevole impressione di stare guardando un lungo spot di un profumo, con protagonisti bellissimi, vestiti bellissimi, accessori bellissimi. L'uso delle diverse saturazioni di colore a sottolineare gli stati d'animo dei personaggi e la loro carica sensuale è una piacevole trovata inizialmente, ma poi diventa un po' troppo ovvia.
Esteticamente A Single Man è ineccepibile, cosa non del tutto inaspettata considerata l'esperienza nel campo della moda del regista, ma cotanta bellezza è forse troppo per l'occhio dello spettatore comune che non riesce a farsi coinvolgere emotivamente da una vicenda che avrebbe tutti i motivi per farlo, anche e soprattutto grazie alla splendida interpretazione di Colin Firth nel ruolo del protagonista e per la quale ha vinto un premio come miglior attore protagonista ai recenti BAFTA Awards. Menzione d'obbligo per Julianne Moore che rimane bellissima e bravissima sempre e comunque.
Il film si riduce quasi a un freddo esercizio di stile, mentre l'impressione è che l'obiettivo forse tutt'altro. Affascina e cattura dal lato estetico, ma manca il bersaglio emotivo.
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