22 febbraio 2011

Black Dynamite

Fare film di merda è un'arte. Non ci si improvvisa registi alla Uwe Boll dall'oggi al domani, ci vogliono predisposizione naturale e una marcata inettitudine. Alcuni film di merda sono brutti e basta, annoiano senza possibilità di appello, ma altri sono così terribili da fare il giro e diventare [quasi] belli.

Negli anni '70 e '80 il genere dei film d'exploitation divenne piuttosto famoso soprattutto per la quantità di pessime pellicole prodotte. Infatti uno dei capisaldi del genere è un'attenzione pressocché nulla alla qualità del film per invece puntare tutto su determinati elementi estetici e contenutistici (i.e. tette, violenza e musica di un certo tipo) per raggiungere una precisa porzione del pubblico. All'interno di questo filone cinematografico si identificano molti sottogeneri (un po' come i fetish sessuali, dai) tra cui il Blaxploitation che abusava di svariati cliché razziali, accompagnati da protagonisti di colore e colonne sonore funk e soul e di cui Black Dynamite riprende tutti gli stilemi per farne una parodia.
È chiaro dal primissimo istante che Black Dynamite non ha la minima intenzione di prendersi sul serio nemmeno per un momento e in poco più di 80 minuti colleziona tutti gli orrori che gli amanti del genere hanno imparato ad adorare: recitazione pessima e sempre sopra le righe, storie improbabili, montaggio completamente a caso, dialoghi così ridicoli da essere [in]volontariamente comici, kung fu e tette e pure un microfono volutamente in scena durante un dialogo.

Forse Black Dynamite esagera con la parodia, ma probabilmente è perfetto per coloro che conoscono bene il genere di riferimento e possono cogliere tutte le battute, ma nonostante io non sia uno di questi conoscitori, ammetto di aver riso, e tanto, per tutto il film, con alcune scene e alcune battute semplicemente memorabili.

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