7 gennaio 2011

Dogtooth (Kynodontas)

Vi capita mai di finire di guardare film e di non essere del tutto sicuri del perché un film vi sia piaciuto o vi abbia fatto schifo? Ecco, a me è successo con Dogtooth (Kynodontas), film greco del 2009 che ha vinto una quantità di premi a vari festival cinematografici sparsi per il globo. Ed è facile capire perché li abbia vinti: Dogtooth è originale, strano, inquietante, bizzarro, grottesco, comico, drammatico, girato con gusto e abilità. Però è anche un film difficile da guardare, uno di quelli per cui immagino sia difficile avere un giudizio neutrale, o lo si odia o lo si ama.

Ma di che parla Dogtooth? È la storia di una famiglia che vive in una casa con un bel giardino, una piscina e una recinzione alta che impedisce la vista a chi sta fuori così come a chi sta dentro. La famiglia è composta da padre, madre, un figlio e due figlie, e il padre è l'unico che lascia la casa per andare a lavorare mentre gli altri non hanno nessun contatto con il mondo esterno, a parte le visite occasionali di Christina, una ragazza pagata dal padre per soddisfare i bisogni sessuali del figlio. I genitori sono anche l'unica fonte di istruzione per i figli, che ascoltano cassette registrate che insegnano loro il significato delle parole nuove, con la particolarità che questi significati sono modificati dai genitori. E così gli "zombie" diventano un tipo di fiorellini gialli, mentre il "mare" è una poltrona di pelle che si trova in salotto. Le motivazioni dietro il comportamento psicopatologico dei genitori, e in particolare del padre, non sono mai spiegate chiaramente, si intuiscono soltanto, e questa incertezza contribuisce al senso di disagio creato nello spettatore. Tutti gli aspetti di una normale vita familiare sono deformati, persino l'incesto non sembra fuori posto in quella casa.

Sia chiaro, a me Dogtooth è piaciuto, però non è uno di quei film piacevoli da guardare, tutt'altro. Essere testimoni dei meccanismi che regolano la quotidianità dei membri della famiglia, dei quali non conosciamo nemmeno i nomi, è faticoso e inquietante, ma è anche appassionante in maniera perversa, un po' come lo è soffermarsi a guardare un incidente stradale.

A margine, pensavo che solo i sud-coreani e i giapponesi riuscissero a fare film da fuori di testa completi, ma vedo che anche i greci sono messi bene.

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