15 novembre 2010

Four Lions

Si può mettere qualsiasi argomento al centro di una commedia? Con il suo "La vita è bella", Benigni ha dimostrato che è possibile farlo, che si può ridere e sorridere persino di fronte alle tragedie peggiori, basta avere tatto e intelligenza.
A suo modo prova a fare lo stesso Chris Morris con il suo Four Lions. L'argomento stavolta è il terrorismo islamico, quello "casalingo" per la precisione, portato avanti da cittadini nati e cresciuti in Occidente e radicalizzati per motivi differenti. I leoni del titolo sono quattro (più uno, diciamo) musulmani inglesi che vogliono organizzare un attacco terroristico sul suolo britannico. Non sono esattamente i terroristi più svegli del mondo e, a parte il leader di fatto del gruppo Omar, gli altri sono dei perfetti imbecilli, ignoranti e refrattari a qualsiasi influenza positiva. Persino Omar, sposato e padre di un figlio, è cieco a quanto di buono ha nella sua vita e pensa solo al paradiso, alla gloria eterna che il martirio gli assicurerà. È forse questo l'aspetto più inquietante della vicenda, insieme al fatto che alcuni dei terroristi non sembrano avere ben chiaro perché sono disposti a farsi saltare in aria.

L'umorismo di Four Lions è nero, amaro. Le risate che strappa sono sincere, ma altrettanto sincera è la realizzazione che si sta ridendo di qualcosa che non potrebbe essere più lontano dall'idea stessa di comicità, e questa comprensione lascia in bocca in sapore terribile. Il film di Morris lavora su due livelli, quello della commedia e quello della tragedia, e li porta avanti parallelamente e contemporaneamente con tempismo e coerenza narrative notevoli. E alla fine ti lascia con un sorriso triste stampato in faccia, perché dentro di te sai che forse non c'era proprio un cazzo da ridere, ma lo hai fatto lo stesso perché non se ne poteva fare a meno.

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