Parafrasando il quasi omonimo film di Jean-Jacques Annaud. Tra circa un mese "compio" sette anni di vita a Londra, che a pensarci cominciano a essere tanti.
Molti mi chiedono se e quando tornerò in Italia, e io di solito rispondo che, per ora, di andarmene da Londra non se ne parla.
Ma non è di questo che volevo scrivere. Volevo un po' analizzare cosa mi hanno lasciato finora questi sette anni. Un sacco di esperienze, la maggior parte belle e importanti, occasioni e possibilità che mi sarebbero state sicuramente precluse fossi rimasto in Italia (andare in Giappone regolarmente, una per tutte). Una vita in una metropoli nel vero senso della parola, con tutti i pregi e i difetti del vivere in una città che conta 8 milioni di abitanti.
Ma non sono tutte rose e fiori. Londra mi ha anche impigrito e e ha ridotto a zero la mia attività fisica. Non che sia mai stato un atleta, ma in Italia per lo meno giocavo abbastanza regolarmente a calcetto con gli amici (avevo anche 25 anni al tempo, ma sono dettagli...), cosa che a Londra ho smesso di fare totalmente. E di andare in palestra non ne ho mai avuto voglia.
Perché parlo di questo? Perché sabato mattina ho comprato una bicicletta che oggi ho utilizzato per andare e tornare dall'ufficio (a Francoforte). E mi sono reso conto di quanto orribilmente fuori forma sia. Crisbio, sono arrivato in ufficio che pensavo di aver fatto la scalata del Mortirolo, quando in realtà avrò fatto sì e no un paio di chilometri (metà in salita, almeno quello)!
Speriamo solo che questi tre mesi in terra teutonica migliorino, con l'aiuto del velocipede, la mia condizione fisica.
Ci sarà da ridere quando comincerà a piovere e far freddo...
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