Lo scorrere del tempo è relativo, ne ho ormai la certezza e ne ho le prove per sostenerlo.
La prima prova è Avatar, il colossal di James Cameron che dura la bellezza di 160 minuti; due ore e 40 minuti che sembrano volare, non si ha il tempo di cominciare a chiedersi che ora è che il film è già finito.
La seconda prova è Sin Nombre, film diretto da Cary Fukunaga che, con la sua ora e mezza abbondante di durata, sembra non finire mai. A un certo punto della visione, preso dalla disperazione e dalla sensazione di essere rimasto seduto davanti allo schermo per ore, ho controllato il tempo trascorso e il timer segnava un'ora e otto minuti. Erano passati solo 68 fottutissimi minuti duranti i quali le mie gonadi sono invecchiate di almeno un decennio.
Ma perché con Avatar il tempo è volato e con Sin Nombre mi è sembrato di essere sottoposto alla tortura della goccia d'acqua in testa tanto cara a Torquemada? Sarebbe troppo facile rispondere perché Sin Nombre è un film di merda, ma sarebbe anche, ma non troppo, ingiusto. Ci sono tre trame che si sovrappongono e intersecano durante il film: quella di Willy "Casper", membro di una banda di delinquenti di una città messicana, e del dodicenne Smiley che è appena entrato a farne parte; poi c'è Sayra, ragazza honduregna che inizia con il padre e lo zio un viaggio della speranza attraverso il Messico per raggiungere i loro parenti in New Jersey negli Stati Uniti; infine c'è la relazione che si crea tra Sayra e Casper quando quest'ultimo uccide Lil' Mago, il capo della sua banda, mentre questi si apprestava a violentare la ragazza.
Di elementi di potenziale interesse il film ne avrebbe anche, ma la narrazione e i dialoghi affossano senza possibilità di appello qualsiasi voglia di appronfondirli. La rappresentazione dei meccanismi interni della banda sono al contempo affascinanti e scioccanti, così come lo è vedere cosa sopportano gli emigranti nel corso del loro viaggio verso la speranza, ma quello che dovrebbe fare da collante, vale a dire la relazione che si sviluppa tra Sayra e Casper, non è credibile e danza pericolosamente sui confini del ridicolo. Fukunaga farebbe meglio a imparare da City of God e Slumdog Millionaire.
Regia, fotografia, montaggio e recitazione sono di altissimo livello, va detto, ma Sin Nombre è troppo, troppo noioso, al punto di dilatare la percezione del tempo di chiunque abbia la sventura di guardarlo. È un buco nero cinematografico da cui fortunatamente si riesce a fuggire.
P.S. I critici sembrano essere d'accordo nel dire che Sin Nombre è un gran film. Sarà...
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