Ultimamente ho un po' trascurato il blog, lo ammetto, ma ho avuto per la testa altri cazzi per la testa, trasloco imminente su tutti.
Comunque, dicevamo. Where The Wild Things Are, film del 2009 diretto e sceneggiato, insieme a Dave Eggers, da Spike Jonze e tratto da un libro per bambini nel 1967 illustrato da Maurice Sendak. "Illustrato" perché il libro contiene solo nove periodi, mentre il resto sono solo, appunto, illustrazioni di Sendak.
Partendo da un materiale con una trama pressoché inesistente, e che consiste nella fuga del novenne Max in un mondo immaginario in seguito a un litigio con sua madre, il film di Jonze è più la riproduzione di quello che significa essere un bambino, dei sentimenti, dei desideri e delle frustrazioni che abbiamo provato tutti crescendo. Max è ovviamente il re del suo mondo immaginario, un mondo fatto di creature incredibili, di giochi e conflitti, ma è anche un mondo che non può e non riesce a sostituire quello reale. Infatti Jonze e Sendak non narrano solo della voglia di ribellione ed emancipazione di Max (interpretato dal bravo Max Records (si chiama così sul serio, giuro), ma anche del suo desiderio di tornare a casa, del non riuscire a stare lontano da sua madre, sebbene solo in maniera temporanea e immaginaria.
Nonostante la mancanza di una trama vera e propria si faccia sentire in alcuni frangenti, la semplice forza evocativa della messa in scena di Jonze riesce a catturare perché va a solleticare il bambino che si nasconde ognuno dentro di noi. Il mondo sognato da Max è un po' quello di tutti noi, così come lo sono stati le sue urla, le sue lacrime e il suo bisogno di affetto.
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