La famiglia Recchi, come entità unica, è la protagonista perfetta di Io sono l'amore: ricca sfondata, snob, elegante, melodrammatica. E così è il film di Luca Guadagnino, che racconta le vicende di questa famiglia dell'alta borghesia milanese proprietaria di una affermata ditta del settore tessile. Il film inizia con una cena per festeggiare compleanno del nonno, patriarca che ha fondato la fabbrica che ha fatto la fortuna della famiglia e che ha deciso che è giunto il momento di passare il testimone a suo figlio Tancredi e al nipote Edoardo. Questa scelta sarà l'inizio di una serie di eventi che stravolgerà per sempre la vita dell'intera famiglia.
Come scritto poco sopra, "Io sono l'amore" è un film snob e altero che racconta una storia che, a voler essere cattivi, è poco più di un melodrammone da soap opera pomeridiana, ma lo fa con un'eleganza e una cura per l'immagine che fanno soprassedere sui limiti della trama. Anche il cast è in gran forma, con una Tilda Swinton, che parla un "perfetto" italiano con accento russo, nel ruolo della madre della famiglia bravissima come al solito. E poi c'è la colonna sonora, invadente, ma anche splendidamente in sintonia con il film.
"Io sono l'amore" è un film esteticamente e stilisticamente meraviglioso. Non mi ha coinvolto molto emotivamente, e qui forse è colpa mia e del mio cuore di pietra, ma è stato comunque un gran piacere da guardare. Di film girati così bene non ce ne saranno mai abbastanza.
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