Con i mondiali di calcio in corso, di tempo e voglia per guardare film non ne ho avuti granché, ed è per questo ultimamente non ho scritto molto sul blog, ma ieri sera sono riuscito a vedere Synecdoche, New York, scritto e diretto dal Charlie Kaufman autore di, tra le altre cose, Being John Malkovich ed Eternal Sunshine of a Spotless Mind (mi rifiuto di usare il titolo italiano), all'esordio dietro la macchina da presa in questo caso.
Synecdoche, New York è la storia di Caden Cotard, interpretato dal come al solito bravissimo Philip Seymour Hoffman, un autore teatrale che si lancia nella scrittura di una mastodontica pièce di, nelle sue parole, brutale onestà e la cui realizzazione durerà per circa 40 anni. Lo sviluppo dello spettacolo è legato a doppia mandata alla vita di Cotard, che include se stesso, interpretato da un attore, e tutte le persone che gli gravitano attorno nel cast di personaggi, in quello che sembra un osservare dall'esterno la sua esistenza travagliata nel tentativo di ricomporne i pezzi e ritrovare un barlume di serenità.
In realtà, tutto il film è una enorme, complicata riflessione sui ruoli che come individui assumiamo nel corso della nostra vita, di quello che pensiamo di essere e di come vediamo gli altri, delle direzioni che le nostre esistenze prendono contrariamente ai nostri desideri. Lo spettacolo teatrale di Cotard è una splendida rappresentazione visiva di tutto questo, della compartimentazione a cui sottoponiamo le nostre vite e confonde continuamente la linea che divide la realtà di Cotard dalla sua immaginazione.
Mi piacerebbe un sacco potermi bullare con tutti di aver capito fino in fondo questo film, ma mentirei. Del resto, le sceneggiature di Kaufman non sono mai immediate e i film che ne escono si prestano a visioni multiple per poter apprezzare maggiormente i numerosi livelli di lettura che si scoprono avventurandosi sempre di più nei loro meandri narrativi e nelle menti dei personaggi. Ciò di cui però sono sicuro è che Synecdoche, New York è un film bellissimo, senza forse essere del tutto certo del perché, senza dubbio altero nello sviluppo e nella narrazione, ma che non manca di lasciare a bocca aperta per le situazioni del tutto inaspettate e per la bellezza dei suoi personaggi, i suoi dialoghi e della sua messa in scena.
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